Nespolo recita il Tasso

 

Giullari in corteo

Mancava da otto mesi il nero fetentone
Chi lo dicea in viaggio chi lo vedea in prigione.
I gatti del quartiere ai crocicchi la sera
Immaginavan quello nella Legion Straniera.
Dopo tanto vagare, non si conosce il dunque
Non si capisce il come… ma molti gatti neri
…portano il suo cognome…
L’amabile favella, una certa cultura,
le guance palestrate e quella coda bella
meglio e come d’incenso fumigante e al vento
avean sedotto gatte persino nel convento.
Tampinava le pie silente, passo dopo passo
E poi le frastornava con l’Aminta del Tasso.
E quelle poverine, anime allo sbando
Danzavan sotto le stelle la rumba e pure il mambo.
Secco di personaggio ma con delle enormi guance
Parea che masticasse perennemente arance.
Ritornò così un bel mattino senza in tasca un quattrino
Con un grande graffione proprio sopra il groppone.
Fu letizia e tripudio alla vista del gaudente
E Mommy la badessa che avea di fuori un dente
Lo accolse tremebonda e con gran festa
Lanciandogli un bonsai da dietro una finestra.
Come pecora nera ritrovata Nespolo lo giullare
Facea penitenza
Come paraspifferi lavorava a progetto
Tappava certi buchi di sopra e sotto il tetto
Con quelle guance tonde li turava ben bene
Ma venne licenziato e ora facea la fame.
Volea cambiare vita... coglierne l’essenza
Ormai troppi prosciutti gridavano vendetta
Da dentro la credenza….
E così arrivato nei pressi del giardino recintato
Colto da grande afflato, dopo aver di bel nuovo
Il Possum ripestato, mite e trasognato
Alzò lo sguardo e vide un muso grigio appollaiato.

Clotino

Oh incantesimo, sogno e rimembranza!
Bella da far venire il mal di panza
E persino da togliere il fiato…
Clotilde Rosicante lo aveva già adocchiato.
Il Nespolo è perduto… innamorato
Tutti i fioretti s’è già dimenticato
Così dalle cantine della sua memoria tira fuori del Tasso l’Aminta
Cavallo di battaglia che tanto gli diè gloria
E inizia a recitare dalle colline al mare
Che pare una corte del Rinascimento
Se non fosse per qualche unghiata sopra e sotto il mento.
Su per le antiche scale, una siamese bella che di virtù non pecca
Stava stendendo i panni lappando un lecca – lecca.
Cucciola essa si chiama e a volte sul balcone legge, canta e ricama.

Cucciola e Peste

Essa non è avvezza, gatta di gran purezza
A quelle rime osè, anche se spesso indossa in casa un decoltè.
Così la poverina di corsa va in cucina
E cerca riparo e ostello proprio dentro il lavello
O meglio dentro il frigo…mentre si sta chiudendo di botto lo sportello.
Potete immaginare lo scompiglio… una siamese che senza batter ciglio
In mezzo alle lattughe si pappa zitta zitta quattro acciughe.
Ma grazie al Cielo l’infante è presto ritrovata con la codina…
Un poco congelata…
Colpa di quel fetente che ancora sta declamando
E il solito can barbone disturbando.
E qui gli eventi prendono una svolta
In questa allegra storia un tantino contorta.
Non si sa come, non si sa quando
Ma all’udir quelle rime e quel bel canto
La giovin rosicante rivela un altro aspetto
Un’altra identità… un cambio repentino di personalità.
E’ un conigliaccio maschio bardato in taffettà!!
Venduto con l’inganno giammai esso fu donzella
Ma maschio saltellante dall’arguta favella.
Clotino esso si chiama e non ne fa segreto
Ma il povero giullare prostrato sul sagrato
Di castità fa voto per quell’abbaglio preso e ormai a tutti noto.
Ormai nel circondario quello strano prodigio è circolato e qualche sghignazzo se l’è pure pigliato.
Al passare del Nespolo… il solito giullare ogni gatto si segna
Toccandosi il collare.
Non si può mai sapere… busker di malaffare!
Chi si mette amuleti… chi aglio sulla coda
Chi indossa calzamaglia… fa scherzi da fetente quella nera canaglia.
Niuna giammai più lo volle ne desiò i suoi baffi
Dopo il fraintendimento ed egli ancora oggi prostrato fa memento
Girando molto al largo dall’amato convento.
Ma non fu cosa cattiva il grossolano errore
Perché da allora ad oggi Nespolo lo giullare
Mutatosi si fè in fraticello e nel giardin del santo
Coltiva un orticello.
Cucciola la siamese dopo aver fatto spese
S’affaccia sul balcone senza fretta… con nella zampa sempre un lecca-lecca.
Ricama stende i panni e si fa beffe dello giullare
Ma… il frigo ella non vuol più guardare!
Clotino Rosicante, questo è il suo vero nome
Coniglio di buona donna figlio
S’è rivelato alfine un vero buffardecio
Mimo e teatrante di talento giammai dell’inganno s’è pentito
Perché l’amor di tutti ormai s’è conquistato.
……………………………

Nel giardino d’Anselmo ritornò l’armonia
La pace, la concordia… e qualche litania.
Certo a volte di notte… qualche sberleffo vola sul canale di gronda…
Ma subito ritorna il bel poltrire…
E per stavolta…
Non c’è altro da dire.


M.J.M
Gennaio 2007