Ode al pio gatto
Il mio gatto è un gran signore
salutista e allibratore
scommette sui topi dalla finestra
pensando: “Che buoni sulla minestra!"
ma non ne fa niente, fu luogotenente
d'un gatto in servizio senz'ombra ne vizio
ma poco arrivista nell'arma imparò
ch'è meglio una vita da gran pacifista.
E' poi anche artista e ne sono felice
se intona un sonetto su Beatrice.
Il mio gatto, davvero è proprio un santuomo
giubila inni da quì fino al Duomo
con fare erudito, ispirato, compito
in onor d'ogni festa ne recita il rito.
D'ogni confessione contrito e seguace
ebbe un diverbio con un rapace.
Il vecchio pennuto gracchiandogli accanto
non si rese conto dell'ombra del santo
che dormigliando sopra un gradone
lo benedisse fin sopra il groppone.
Così quell'uccello coi segni del mite
narrò la leggenda del Gatto Che Ride.
Il mio gatto è un tipo extracolto
dell'erba gatta conosce il raccolto
da quando per sbaglio annusò dell'ortica
distingue l'essenza dalla pianta nemica.
La sera ama udire qualche sonata
se un cane ha intravisto alla fermata
oppure ascolta dell'avanguardia
se pure le ha prese dal cane di guardia.
Avvolto di nebbia e di mistero
del grande Ravel apprezza il Bolero.
Il mio gatto, sicuro è proprio galante
giammai vecchia gatta lo vide in mutande
un poco ufficiale, un pò gentiluomo
la sua fama è nota da quì fino a Como.
Un giorno a teatro sedendomi a lato
qualcuno lo prese per alto prelato
così tutto nero con fare severo
d'un re longobardo conserva il cimiero.
Ma figlio di gatta senza ideali
di lui si sa poco neppure i natali.
Il mio caro gatto solerte e salace
con gli occhi di luna con gli occhi di brace
amico diletto compagno geniale
che stia sopra un tetto o sotto un fanale
me lo tengo stretto
grandioso e leale
senz'onta e difetto
Mio Gatto Ideale.