L’affittacamere
Di Villa Sant’Anselmo volea subaffittare
Il nero e furbo Opossum due stanze vista mare.
Avea egli l’appoggio in ogni malaffare
Del degno suo fratello, complice e anche compare
Milvo il Buono a Lappare.
I due solerti gatti, stanchi di cacciar ratti
Desiavano un vicino babbeo e un po’ tapino
Per rassettar giardino, essendo i due pigroni fiori di primavera
Presi dalla cicagna da mane fino a sera…
Poltrivan poveretti con sul muso i berretti mentre la mala ortica
Spinava ai due la coda.
La signora Clotilde, coniglia di buona donna figlia
Che fumava in vestaglia masticando una paglia
Tremebonda osservava affacciata al balcone
Mentre col grattatoio si spulciava il groppone.
“Che fastidio un vicino… magari un rompiballe
che rimira farfalle e di primo mattino suona pure il violino!”
Non avea tutti i torti la giovin roditora
Vestia essa di grigio ma non per questo suora.
Dama di compagnia assennata, cucciola ed anche nana
Adesso straripava fuori dalla sottana.
Punkia l’Indifferente con occhio da serpente
Non proferia parola, intento come sempre ad innaffiar l’aiuola
Intanto il vecchio Poldo, un randagio sciamano
(quando esso cantava… pioveva a tutto spiano)
era stato sfrattato dal vicino bidone
da un cagnaccio burlesco un po’ forte di mano
ritrovandosi così zampa e seduta stante
quasi quel meschinello già fosse un lestofante
con una zampa davanti e con l’altra di dietro
campando alla giornata, spruzzando qualche vetro…
S’abbigliava il poveretto un po’ alla sanfasò
Un riccioletto a manca, un ciuffo rococò.
Provenia la sua voce diritta dall’Averno
Declamava Dante, recitava l’Inferno.
Un tempo colto e fine, avea esso studiato dalle Benedettine
Conosceva a memoria Il ratto delle Sabine.
In quel di Piazza Dante, quell’insigne furfante
L’aveva assaporato, preso da grande afflato
Mentre quel miserello si lappava un gelato.
Era esso vilipeso, frustrato ed incompreso
E per ogni girone, invece di un applauso si beccava un
“COGLIONE!”
Adesso lavava vetri, innaffiava vetrine, accettava di tutto
Uova marce e galline che alla vista dell’aedo
Spiccavano un gran salto da questo e da quel lato.
Dalle commesse odiato, poco gratificato
Di Possum lesse l’annuncio un po’ rincoglionito:
“Due stanze vista mare (no gattil comunale)
sobria casa privata vicini irreprensibili moralità specchiata”.
“Vicini irreprensibili????”
Dopo la triste esperienza del cane e del bidone
Un po’ di brava gente vale pure l’affitto
Della nuova pigione.
In una zampa il berretto nell’altra il trafiletto
Si presenta così di primavera un mattino
Annunciandosi in giardino onde evitar casino
Con un colpo di ramazza
Che lo si udiva pure nell’attigua piazza.
Maestro d’opera fina cercava esso una rima
Per dare l’impressione del gran simpaticone.
Clotilde Rosicante, che oltre la vestaglia
A causa del gran caldo s’era messa in mutande
Come giovin donzella della Bassa Padana
Saltellava gioiosa sopra una damigiana
Mentre si masticava due tagliatelle verdi, ricetta paglia e fieno
Con quel “fungio” da baci, peloso e tutto pieno
Alla vista dell’intruso, digrignando tutto il muso
Da l’allarme seduta-stante dal balcone circostante.
Al piano di sotto intanto Leopoldo, tutto panza e presenza
Chiede del signor Possum che per la grande afa
Pisolava derelitto in cima alla credenza.
Punkia quello sparviero un po’ rimbecillito per quella apparizione
Scambia quel poveretto per un fior di cialtrone
E chiede consiglio a Milvo, quello più intelligente
S’è il caso di svegliare l’Opossum russeggiante.
Complottano i fratelli, chiamando in causa Mommy
Vecchissima badessa che alla vista del Poldo ardito
Si sente rimescolare dentro un ardore sopito.
“Si! Diamogli la stanza!!!!… annuisce la vegliarda
dando l’approvazione con in bocca una sarda.
Mentre quello, quatto quatto, s’appropinqua già di fatto.
Appena entrato il Poldo con nella zampa un soldo
Guardò verso il balcone, vide un’apparizione.
Premesso e non concesso ch’era mezzo cecato
Un muso gli sorride, proprio dietro il bucato.
Scambia il tapin quel muso per una vecchia fiamma
Felice e un po’ confuso gli passa la cicagna.
Gli rimembrò Violante, una grigia furfante
Ma era la Clotilde in vestaglia e mutande.
Immantinente estrae dal mitico poema delle MILLEUNACODA
Un vivace sonetto, sperando di sortire un disiato effetto.
Ma quella roditora che di beltà lucea e mister non facea
Tenea sul comodino solo le “Foglie d’erba”
Che Whitman avea studiato all’Università
Con i gemelli belli Bruno, Babà e Sasà
La cui paternità ancor nessuno sa.
Si pregiavano questi d’avere maritato la sorella Siamese
Beltà di gran pretese senza arte ne dote
A distinta famiglia di cui ancora oggi
Si tesse una gran lode.
E volarono versi dal balcone, tanto da risvegliare un vecchio can barbone.
A questo punto il Possum, che dormia della grossa dimentica l’annuncio
Due stanze vista mare e scambia il vecchio Poldo per Nespolo lo Giullare
Un vecchio suo nemico che di notte gli insidiava il cesto preferito.
“Ma come si permette? A Villa Sant’Anselmo tutto questo casino???
Dove il Mite pregava sorseggiando un buon vino!
Insolenza… Indecenza!!!! E quella roditora che gliene da licenza!!!!”
Si aggiunge allo sproloquio anche Mommy piccata
Perché anche per lei voleva una ballata:
“Taci fetente gatto! Sia benvenuto il Poldo, terrore d’ogni ratto”
Superfluo, confesso, è qui ogni commento… insulti, lazzi e frizzi
Preciso il Parlamento.
Clotilde dal primo piano afferra un vecchio tomo e lo lancia di mano
Sopra il cane barbone che come vecchio babbione era egli si fetente
Ma… non c’entrava niente… e si rivolge all’Opossum
E un po’ lo vilipende.
Fresco di bagno e con solo indosso un accappatoio di ciniglia
Pareva tale e quale un barbier di Siviglia… e sotto a chi le piglia!
Il Poldo inorridito per quell’attacco a sorpresa del padrone di casa
In breve lo convince ad una onesta resa
Con uno sputo in testa ed una zampa tesa.
I coraggiosi Punkia, Milvo e tutti gli altri da sopra la magnolia
Si grattavan le pulci con disapprovazione
Per tutta l’indecenza di quella situazione.
Ma all’improvviso a Mommy, colta da intuizione,
viene una grande idea, una folgorazione.
Si mette a raccontare come vecchia comare del prode e santo Anselmo
E del fido suo compare, Fiocco quel gran pitocco.
Che dolce quel narrare… pare di navigare…
Attenti i contendenti si lasciano incantare
Giammai volea litigi il Mite dentro il giardino
Anche se qualche unghiata è sul groppon vicino.
Ma si! Facciamo pace, l’equivoco è chiarito
Al Poldo diam la stanza ed anche il benvenuto
Riguardo alla Clotilde che dal balcon se la ride
Come giovin fetente con una paglia in testa
Sempre più allegra e lesta… riguardo alla Clotilde dicevo…
La si prega di non stare in vestaglia a mostrar le mutande
Perché non si conviene a giovin rosicante…
Potrebbe borbottare da quella nuvoletta… quel nero d’un FURFANTE…
E poiché gatto in Cielo non ha per niente fretta
Se la ride beato di questa pia operetta.
Maria .J. Marano
12 Giugno 2006
Ad Anselmo e Fiocco nonché a tutti gli amici a quattro zampe che hanno lasciato indelebili zampate nel mio cuore e sui miei divani.
Oltre i soliti sospetti compaiono in quest’opera:
Clotilde Rosicante: giovane roditora grigia e lesta di denti. Al suo attivo ha (assimilato, naturalmente) tuttoggi in ordine di danno:
filo di ricarica telefonica, costo 15 euro
riviste e cataloghi musicali vari con allegati aggiornamenti
Guida del viaggiatore 2006, costo 28 euro
ceste di paglia, portariviste, un paio di infradito…
Mensile religioso gratuito
Fotocopie varie e tesi di laurea
Leopoldo: gatto adulto di età e colore indefinito da poco stabilitosi a Villa Sant’Anselmo. Di indole mansueta si dichiara miracolato da San Francesco per una tremenda rogna. Io ci credo…… e lui anche.
Bruno, Babà e Sasà: figli di Mafalda e padre ignoto. Nel quartiere, le comari vociferano di certe responsabilità di Poldo… ma non ci sono prove ne tantomeno mi prendo la briga dell’esame del DNA. Sta di fatto che la sorella dei tre è una splendida siamese chiamata Piccolina andata in sposa ad una stupenda famiglia… e in effetti anche Poldo ha qualche sfumatura color caffè e latte… misteri felini!
Nespolo lo Giullare: randagio nero di grande simpatia, peccato che passa solo di notte, giusto per fare perdere la pazienza a Possum… Deve il suo nome a un giullare medievale vero e proprio conosciuto in una estate di Motta Sant’Anastasia. Ambedue simpaticissimi. Magari un’altra storia sarà dedicata a Nespolo il gatto e all’Opossum…… mumble mumble……