Il testamento
Avea quasi mill'anni il patrigatto Ugo
che stufo dei suoi acciacchi, lordi i baffi di sugo
s'accinse a trapassare, senza topo ferire;
ma ricco di sapere e fiero di saggezza
chiamossi accanto il figlio tra un morso e una carezza.
S'appropinqua il Peloso gli s'inginocchia accanto
trepido di sapere e di tanto padre vanto.
Degenere e spennato, commosso e affezzionato
s'accinge ad ascoltare attento e con pietà
del vecchio fannullone serio le volontà.
Così parlò quel vecchio onore della razza
mentre intanto sorbiva una salama in tazza.
“Se vuoi il comando, figlio
ricorda il mio consiglio, cerca un gatto tapino
rossiccio e mingherlino
come, tanto ad esempio, quel tal detto Martino
e menalo per bene di sera e anche a mane
se l'aria si fa fresca se tiepido è il mattino
tanto quant'è il giardino.
Fagli capire bene chi regna e chi governa
per tutta la contrada da quì alla cisterna”.
Così parlò il vegliardo, una volta ed è tutto
col fiato smozzicato intercalando un rutto.
E mentre s'assopia il savio beneamato
rifletteva il Peloso sul consiglio pigliato.
Bisogna pur provare del saggio la parola
mentre intanto rintocca già di merenda l'ora.
Come ogni pomeriggio il tenero Martino ritorna dalla scuola
sul groppone il cestino fra i mustacchi una viola.
Non sapeva quel dolce che il vecchio sonnolento
la pulce avea già messo dentro il suo testamento.
La pulce del comando che il Peloso sgomento
s'accinge a praticare sul micetto che appare.
Parole come perle, come perle parole
bisogna presto darle ora e a tutte l'ore.
Ignaro il micio avanza mentre il Peloso inetto
già si liscia la panza convinto d'imitare il vecchio generale
che dalla branda osserva zitto senza fiatare
e a debita distanza,
E prende la rincorsa
pusillanime e iroso compreso nel suo ruolo
l'ubbidiente Peloso.
E giù….botte da orbi sull'ignaro Martino
che sorpreso beveva, rovesciando il catino.
Fu la pugna tremenda e quel giorno in cortile
si saltò la merenda dall'ovile al fienile.
E già le stelle cominciavano a guardare
mentre i due gatti se le stavano a pigliare.
Il vecchio Ugo commosso fra i suoi eredi
pensando bene di togliersi dai piedi
chiamò Amedeo, il secondo dei suoi figli
ed anche a lui donò saggi consigli.
Così la mischia si fece primordiale
e l'indomani uscì sopra al giornale.
Il vecchio Ugo con tre zampe e un vincastro
adesso brilla in alto lucente come un astro
e felice e contento della sua eredità
si fa beffe di tutti
immensamente allegro
proprio un poco più in ….. Là!
M.J.M
aprile 2000
ad Ugo
(a volte Conte Ugolino)
Ugo: Ugo nella sua ultima interpretazione che gli valse l'Oscar alla carriera e un Grammy per la colonna sonora
Il Peloso: Il Peloso primogenito degenere di Ugo
Amedeo: Amedeo secondogenito degenere di Ugo
Martino: Martino tenero gattino rosso molto rompiballe da piccolo gran tenerone da grande.