Il concerto
Teddy Cecone di buon mattino
s'accingea, come sempre a far colazione.
Con prosciutto e melone
e un quartino di vino meditava dolente
sul suo amaro destino.
Cantore e forse aedo, portava gli occhiali
il piccolo amico
ma non distingueva un topo da un fico.
“Natura beffarda, natura matrigna
a chi leva gli occhi, a chi da la tigna"
pensava Cecone e sacramentava
e intanto nel vino due rane inzuppava.
Ma se il Fato a volte è avverso
l'indomani il cielo è terso
e così il nostro rimembrava e già in mente ritornava
quel profumo sconosciuto
orientale e un poco strano
e il calore di una mano.
Dopo tanto patimento sacrosanto
sbafamento come riconoscimento.
Quale dolce rimembranza, stravaccato sulla panza.
Avea quasi per passione
beneamato il gran Cecone
intonar di notte inni ed all'alba una canzone
come rito quotidiano a volte più forte a volte più piano.
Melomane nato, il nostro gorgheggiava
preso da puro afflato
studiava nel giardino, senza conservatorio
librando allegre note fin'oltre il promontorio.
Da Satie fino a Battiato un repertorio vasto e oculato
si risvegliava persino il prato…
e sul nostro menestrello, lieve planava spesso un ombrello.
Ma Teddy Cecone non lo vedeva
e pensando a un'ovazione reintonava la canzone.
A volte un vetro, forte vibrava ed un passante immoto
qualche suo Santo in fretta invocava, già pensando a un terremoto.
E così da mane a sera si scioglieva la giornata
fra due note e una pedata.
Ma proprio dirimpetto Martino, la canaglia
riposava l'impavido dopo qualche battaglia.
Nel vecchio casolare, reduce da una pugna
le pecore contava se il sonno latitava.
Ma quei canti soavi, qualche acuto più reo
strappavano Martino dal grembo di Morfeo.
Che il concerto finisse aspettava sereno
mentre intanto Teddyno intonava Sanremo
Ma si sa un gatto stanco
di ronfare con licenza
assieme al giusto sonno, smarrisce la pazienza.
E passi per Battiato, e passi per Bocelli
ma Sanremo è un po' troppo
va l'eroe al galoppo.
Intanto nel cortile già s'era radunato
un pubblico cordiale, austero e raffinato,
orecchio ormai allenato ed occhio stralunato.
E mentre Teddy intona una ballata celtica
già sente un mozzicone proprio sopra la natica.
Dopo i primi spintoni, Martino già è alla carica
Vola qualche apprezzamento su quel canto controvento
e fra il pubblico compito, si sparpaglia lo spartito.
Disgustata da quel serraglio, Mommy perde pure il ventaglio.
Bimba, la figlia, in quel parapiglia
per sfuggire a qualche guaio, adocchia un vecchio marinaio.
E un pesce fresco appena lessato
di colpo gli frega, tutto d'un fiato.
L'inclito pubblico, la colta guarnigione
si scambiano commenti con morsi sul groppone:
Teddyno il gran Cecone, causa di quel trambusto
immantinente scioglie la lieta riunione
mentre intanto Martino, da un certo qual balcone
riceve come omaggio sulla testa un trombone.
Da un tetto lì vicino, piove sul poverino
persino un clarinetto di un vecchio musicista
da anni ormai in pensione, in preda alla tensione.
Verso l'una di notte, il concerto ebbe fine
c'è chi prese le botte e chi scrisse due rime.
Adesso il nostro Teddy studia al conservatorio
e Martino fa i turni dentro un riformatorio.
Ma si bisbiglia e narra, si racconta e si dice
di un grandioso concerto
presto in allestimento
nel vicino convento
con Teddy protagonista
fra un gorgheggio…e una lisca.
E Martino al botteghino…
che ci mette lo zampino…
…che se non dorme almeno…
faccia da…bagarino.
Teddy Cecone: dolcissimo gattino bianco cieco dalla nascita ma luce degli occhi della sua padrona. Eclettico cantante, sperimentatore di nuove sonorità, in verità ancora non molto apprezzate. Suoi hobbies preferiti: giocare a moscacieca con le gattine. Naturalmente lui fa sempre la parte della moscacieca.
Martino: gatto rosso tigrato, cialtrone attaccabrighe, maneggione, frequentatore di conventi, lavativo e di appetito consistente e robusto. Un amore.
Mommy: palla, pardon, gatta nera progenitrice di gatti neri uno più bello dell'altro. Dolce e carogna a seconda dei casi.
Bimba: figlia di Mommy, detta anche la Bella Scontrosa (anche se di bello non ha niente)